12.1.10

il prozac


Il Prozac è un inibitore del recupero della serotonina.
E' molto usato per curare gli stati depressivi .

La serotonina non è altro che uno delle centinaia di neurotrasmettitori nel cervello.
Essa potrebbe risultare uno dei più importanti.
Infatti contribuisce a determinare il nostro stato d'animo e cioè se siamo depressi, inclini alla violenza, irritabili, impulsivi o golosi.
In sostanza è una sorta di genitore supplementare, sistemato nel cervello, che suggerisce quando è il caso di dire no.
E ha anche una notevole influenza sull'eccesso di insulina, il principale pilastro dell'invecchiamento.
La serotonina è un ormone paracrino che, come tale, si muove su brevi distanze, da una cellula nervosa a una vicina.
Dopo aver consegnato i messaggi ai propri recettori, viene recuperata dalla cellula di provenienza per prepararsi a una nuova missione.
Quando questo meccanismo fila liscio, il cervello funziona bene, compreso l'ipotalamo che, come già sappiamo, è il centro di elaborazione dei segnali che giungono dai sensori di tutto l'organismo.
Le informazioni provengono da svariati neuroni, più precisamente dai neurotrasmettitori che si spostano da una cellula nervosa all'altra.
Molte delle nuove conoscenze sull'importanza della serotonina nel funzionamento cerebrale e nell'equilibrio ormonale derivano dallo sviluppo di farmaci capaci di aumentarne i livelli nelle giunzioni nervose ( le sinapsi ), evitando che, una volta trasmesso il segnale, venga poi recuperata dalle terminazioni nervose che l'avevano originariamente prodotta. Il livello più elevato di serotonina che risulta nelle giunzioni sinaptiche offre al cervello maggiori possibilità di modificare le comunicazioni nervose. Tra i farmaci che inibiscono il recupero della serotonina da parte della cellula originaria, quella più conosciuta è il Prozac.
Per spiegare l'enorme successo di questi farmaci ( Prozac e altri analoghi ) si possono fare varie ipotesi: o è cresciuta una nuova generazione di Prozac-deficienti, o lo stress è enormemente aumentato in una sola generazione, oppure i cambiamenti nello stile dell'alimentazione hanno radicalmente modificato i livelli naturali della serotonina. Io credo che l'interpretazione corretta sia la terza. Per spiegare la ragione del mio convincimento, occorre descrivere più in dettaglio l'azione della serotonina che è anche il precursore della melatonina. Entrambi possono essere controllati attraverso l'alimentazione, perchè derivano in ultima analisi dall'amminoacido triptofano.
Il rapporto tra serotonina e melatonina è particolarmente evidente nell'epifisi ( detta anche ghiandola pineale), in cui i livelli di serotonina sono più alti di giorno e calano durante la notte, mentre quelli di melatonina fanno il contrario. Ed è perfettamente logico, se si considera che la melatonina si sintetizza a partire dalla serotonina. Inoltre la conversione della serotonina in melatonina è favorita dall'aumento dei livelli di AMP ciclico (cAMP), e quindi la dieta a Zona può facilitarne la dinamica. Le fluttuazioni di questi due ormoni nella ghiandola pineale generano i ritmi circadiani, che controllano le nostre attività quotidiane. Una conseguenza di questi ritmi è che il rilascio di molti ormoni endocrini è anch'esso controllato dai cicli temporali della serotonina e della melatonina. Il GH per esempio, è rilasciato principalmente di notte, prima del sonno REM, mentre il cortisolo e il testosterone si impennano nelle prime ore del mattino, prima del risveglio. I livelli poi calano per entrambi nel corso della giornata.
L'importanza della serotonina deriva dalla sua capacità di gestire il sistema limbico del cervello, che controlla molti dei comportamenti cosiddetti “primitivi”, ed è importante perchè all'interno del sistema limbico è situato l'ipotalamo. La molteplicità dei ruoli svolti dalla serotonina è confermata dall'esistenza di più di una decina di suoi recettori di tipo diverso. A differenza della maggioranza degli altri neurotrasmettitori, sembra che il compito della serotonina non sia tanto di trasportare informazioni, quanto piuttosto di bloccarne il flusso. Si potrebbe dire che agisce come un poliziotto che controlla il traffico: blocca alcuni dei nostri istinti più primitivi controllando gli input che si dirigono verso l'ipotalamo. In pratica, troppa poca serotonina può significare meno controllo sui nostri impulsi più animaleschi.
È stata infatti rilevata l'esistenza di un rapporto diretto tra bassi livelli di serotonina da un lato e violenza e aggressività dall'altro. La scimmia Rhesus, oltre che per studiare l'invecchiamento, è anche un ottimo modello per approfondire gli effetti della serotonina sulla propensione alla violenza: si è scoperto che le scimmie con livelli più bassi di serotonina tendono ad essere le più violente; al contrario, quelle educate a comportamenti non aggressivi hanno livelli di serotonina molto superiori al normale. Lo stesso vale per gli esseri umani: i criminali più violenti tendono di solito ad avere bassi livelli di serotonina.
Oltre che sui comportamenti, la serotonina influisce anche sugli stati d'animo, in particolare sulla depressione, che ha sempre fatto parte della condizione umana, ma ora ha raggiunto le dimensioni di una vera e propria epidemia.
Per capire perchè una bassa concentrazione di serotonina contribuisca ai sintomi della depressione occorre chiarirne i meccanismi d'azione a livello molecolare. In ogni giunzione sinaptica gli impulsi nervosi devono decidere ogni volta quale percorso imboccare. Queste giunzioni possono essere paragonate a incroci stradali molto complicati. La capacità di consentire a un impulso nervoso di trasferirsi dal neurone che lo invia ( pre-sinaptico ) a quello cui sarebbe destinato ( post-sinaptico ) dipende dalla quantità e qualità dei neurotrasmettitori rilasciati dalla cellula nervosa a monte e dal tipo di recettori che il segnale trova sui neuroni che si affacciano sull'incrocio ( la sinapsi ).
Se i recettori del neurone destinatario sono stimolati adeguatamente da un livello di neurotrasmettitori sufficientemente elevato, l'impulso viene rigenerato in questa cellula nervosa e può procedere fino a portare la sua informazione all'ipotalamo per produrre l'appropriata azione. In sostanza, ogni giunzione sinaptica fa da ripetitore del segnale, come in un ponte radio. È qui che entra in scena la serotonina: il suo ruolo consiste nell'inibire questo flusso d'informazioni ( il genitore supplementare che induce a dire di no ). Se insieme con gli altri neurotrasmettitori viene rilasciata abbastanza serotonina, il trasferimento dell'impulso nervoso al destinatario si blocca; se invece non c'è abbastanza serotonina, l'impulso prosegue indisturbato per la sua strada. E se proviene dalla regione limbica del cervello, dove risiedono i nostri istinti più primordiali, l'azione biologica può favorire la malinconia e la depressione, o, in casi estremi, portare a un comportamento violento.