29.12.09

Il segreto dell'eterna giovinezza

Già da molti secoli filosofi e scenziati si sono posti il problema del perchè dobbiamo invecchiare e morire.
Se consideriamo questo interrogativo alla luce dell'evoluzione, la risposta è facile.
Poichè tutti gli organismi viventi hanno la facoltà di riprodursi, la loro esistenza deve necessariamente aver fine, altrimenti la terra sarebbe ben presto sovrappopolata senza scampo.
Questo vale per gli uomini come per gli scimpanzè e i coccodrilli.
Inoltre il progresso dell'evoluzione è possibile solo mediante la morte degli individui:
morendo infatti facciamo posto alla prossima generazione, portatrice di un nuovo patrimonio genetico:
in tal modo può nascere qualcosa di nuovo.
Vita eterna significherebbe immobilità:
se i primi organismi viventi che hanno popolato la terra non fossero morti,
non avrebbe mai potuto nascere l'uomo.
Per quanto possa sembrare crudele, nel momento in cui ci siamo riprodotti, generando e crescendo i nostri figli, dal punto di vista dell'evoluzione il nostro compito
(assicurare la prosecuzione della specie) è esaurito, e non c'è più bisogno di noi.

Per questo molti ricercatori sono convinti che in tutti gli organismi viventi, nelle piante e negli animali come anche nell'uomo, la durata della vita sia in qualche modo programmata: in ogni essere vivente esiste un "orologio biologico", e quando esso giunge al termine l'individuo muore.
In ogni specie questo orologio è diversamente regolato:
le effimere vivono un giorno solo, la sequoia californiana migliaia di anni.
Ma prima o poi tutti gli esseri devono morire.

Perciò, quando una quarantina d'anni fa si scoprì che la durata della vita di certi animali
può venire prolungata con la sottonutrizione cronica, la cosa fece epoca.
Dei ricercatori diedero a dei ratti una quantità di cibo sufficienti solo a farli sopravvivere a malapena.
Stranamente, in queste condizioni gli animali non morirono prima: al contrario, raggiusero un'età più longeva dei loro simile ben nutriti.
E non solo: erano più sani, avevano un aspetto più giovanile e più vitale e a differenza degli altri
non si ammalavano delle classiche "patologie senili", come il cancro e la cataratta.

Nei ratti sottonutriti inoltre fu riscontrato un tasso molto più elevato di melatonina.

Naturalmente gli studiosi della melatonina ipotizzarono subito l'esistenza di un nesso fra la sottonutrizione, l'aumentata produzione di melatonina ed il prolungamento della vita.

Secondo Reiter, la melatonina combatte l'invecchiamento in quanto è il più efficace dei nostri "spazzini" di radicali liberi.
Dopo la scoperta dei radicali liberi, molti scenziati riconducono il processo di invecchiamento esclusivamente all'azione di queste molecole: più invecchiamo e più siamo sottoposti agli attacchi dei radicali liberi.e le nostre celule ne vengono sempre più compromesse.

Il dottor Walter Pierpaoli invece è molto ottimista.
Per lui non ci sono dubbi: il segreto della lunga vita è celato nell'ormone della pineale ( melatonina ).
Finora, dice Pierpaoli, la maggior parte degli studiosi ritenevano l'invecchiamento un processo complicato, a cui contribuiscono innumerevoli fattori diversi e contro il quale non si può fare molto.
Pierpaoli invece ritiene di aver scoperto, con i suoi esperimenti sui topi, che per l'invecchiamento e la morte esiste un'unica causa, un "orologio biologico" che governa tutto: la ghiandola pineale.
"Una ghiandola pineale giovane invia a tutto il corpo un messaggio di giovinezza, e lo mantiene forte e sano" scrive Pierpaoli.
"Ma quando la ghiandola pineale invecchia, il suo messaggio cambia:
essa comunica al corpo che siamo vecchi, e che è tempo di limitarci.
Come un direttore dirige la sua orchestra, la ghiandola pineale secondo Pierpaoli regola attraverso la secrezione di melatonina l'attività di tutte le altre ghiandole del nostro corpo, e cioè tutto il nostro assetto ormonale.
Quando il direttore non è più al culmine del suo rendimento e perde il controllo dell'orchestra, anche tutte le nostre funzioni organiche perdono i riferimenti e non funzionano più in sincronia.
Per questo, secondo Pierpaoli, è consigliabile prendere preparati a base di melatonina a partire da una certa età ( attorno ai 45 anni ), per compensare la ridotta produzione interna.
In tal modo, sostiene, possiamo ottenere che altri ormoni importanti vengano prodotti di nuovo nella stessa quantità e nello stesso equilibrio come quando eravamo più giovani.
Secondo Pierpaoli, noi possiamo in tal modo modificare il nostro orologio biologico e "prolungare di alcuni decenni la nostra vita".